Le interazioni pianta – fungo
Uno degli argomenti più interessanti per chi quotidianamente si occupa delle piante, è sicuramente l’interazione che esse instaurano con l’ambiente che le circonda e, in particolare, con altri organismi. Le relazioni che si stabiliscono tra le piante e gli altri organismi hanno significato e identità diversa: possono essere utili oppure nocive per la pianta. Conoscere queste interazioni è molto importante, in quanto ci consente di tenere a bada gli organismi pericolosi, che provocano danni alle nostre piante o, al contrario, di favorire tutti quegli organismi che risultano utili e che migliorano le condizioni di crescita e il sostentamento della pianta stessa. Le “interazioni negative”, sono dannose per la pianta e possono coinvolgere organismi appartenenti a tutti i regni dei viventi. Un esempio significativo è rappresentato dai funghi patogeni e/o parassiti dei tessuti vegetali. I funghi patogeni causano marciumi alle radici, presenza di muffe sulle foglie, marciumi sui frutti e disseccamenti dei rami. Numerosi sono anche i funghi parassiti, che si nutrono a spese degli organismi vegetali con esclusivo vantaggio del fungo. In alcuni casi tali funghi provocano danni all’ospite senza determinarne la morte; altre volte invece, possono portare alla morte della pianta o di parte di essa, allo scopo di nutrirsi della sostanza morta. Tra i funghi parassiti delle piante distinguiamo i monofagi, che attaccano una sola pianta, e i polifagi che parassitizzano più specie di piante. Tra pianta ospite e fungo parassita si verificano tre fasi: nella prima il fungo, sotto forma di spora o micelio entra in contatto con la pianta ospite; con la seconda il parassita riesce ad entrare all’interno dei tessuti; con la terza penetra tra le cellule causandone la morte per mezzo di enzimi o tossine. Per nostra fortuna, esistono anche le cosiddette “interazioni positive”, esse prendono il nome di simbiosi e prevedono benefici sia per la pianta, sia per gli altri organismi che concorrono alla simbiosi.
Le radici delle piante spesso formano simbiosi con diversi organismi, tra cui i batteri (che ne migliorano la nutrizione minerale) e i funghi. Le simbiosi che si stabiliscono tra i funghi che vivono nel terreno e le radici prendono il nome di micorrize. Tali simbiosi sono molto antiche: risalgono infatti alla prima comparsa delle piante sulla terraferma (circa 450 milioni di anni fa) e sono ampiamente diffuse in natura, basti pensare che circa il 90% delle specie vegetali risultano micorrizate. Il vantaggio derivante da questo tipo di simbiosi è reciproco: il fungo colonizzatore ottiene dalla pianta ospite gli zuccheri che non è in grado di produrre autonomamente, in cambio, esso assorbe componenti minerali dal terreno, che poi trasferisce alla pianta per mezzo di specifici trasportatori. La presenza del micelio simbionte associato alla pianta è anche in grado di attenuare gli stress idrici e la tossicità degli inquinanti e di limitare l’attacco dei patogeni radicali. Infine, i funghi simbionti micorrizici grazie alla presenza di una rete di filamenti, il cosiddetto Wood-Wide-Web, creano interconnessioni tra diverse piante anche molto distanti tra loro. Questa rete permette agli zuccheri e alle sostanze minerali presenti in una data pianta di essere trasportati e ridistribuiti all’ interno della comunità vegetale e di raggiungere, pertanto, le piante che non hanno un’attività fotosintetica sufficiente, tale da soddisfare il fabbisogno di zuccheri.
Classificazione delle micorrize
Esistono diversi tipi di micorrize, che si distinguono in base alle modalità con cui il fungo colonizza la radice della pianta. Il primo gruppo di cui ci occupiamo è quello delle endomicorrize o micorrize endotrofiche, esse sono diffuse soprattutto tra le piante erbacee e colonizzano le radici all’interno, penetrando dentro cellule sotto forma di ife (filamenti fungini). Le ife di un fungo endomicorrizico penetrano nelle radici e formano vescicole alimentari e arbuscoli (strutture responsabili degli scambi nutritizi), pertanto questi funghi sono anche noti come funghi VAM (creatori di micorrize vescicolo arbuscolari).
Le ectomicorrize o micorrize ectotrofiche, invece, trovano maggiore diffusione nelle piante ad alto fusto, ed in particolare nelle angiosperme arboree. In questo caso la radice viene ricoperta esternamente da un mantello fungino e le ife passano tra le cellule, senza entrare al loro interno.
Infine troviamo il gruppo delle ecto-endomicorrize, diffuse principalmente nelle conifere. In questo caso i funghi colonizzano la radice soprattuto all’esterno, ma presentano anche capacità di penetrazione intracellulare. Un discorso a parte meritano le micorrize delle orchidee. Queste piante all’inizio dello sviluppo presentano una scarsa quantità di clorofilla e i semi sono privi di tessuti di riserva. La simbiosi col fungo, pertanto, risulta di vitale importanza: in una prima fase esso fornisce all’orchidea i mezzi per utilizzare il proprio amido (che è la sostanza di riserva delle piante) mentre successivamente, tramite la rete di filamenti fungini, cattura gli zuccheri da piante con buona attività fotosintetica e li cede alle orchidee. La pianta, a sua volta, permette al fungo di vivere in un ambiente protetto: le cellule radicali. In alcuni casi, però, il rapporto pianta-fungo è sbilanciato e alcune orchidee più che da simbionti, si comportano da parassiti del fungo, “rubando” le sostanze nutritive necessarie per tutta la durata della loro vita.
Glomus intraradices: un prezioso alleato
Le simbiosi di cui abbiamo parlato finora sono molto utili, in quanto facilitano la crescita delle piante e ne migliorano le condizioni di vita. Il tipo di fungo simbionte e la quantità di fungo presente variano in base a numerosi fattori ambientali (come ad esempio la maggiore o minore presenza di acqua o il grado di aerazione del suolo), da cui dipendono modalità e rapidità di sviluppo e propagazione del fungo stesso. Tuttavia è bene ricordare che per i funghi VAM non esiste una specificità d’ospite, ciò significa che una singola specie di fungo può colonizzare centinaia di specie diverse di piante, così come una singola pianta, può formare simbiosi con diverse specie di funghi. Tra i funghi VAM che presentano maggiore affinità con le radici delle piante troviamo quelli del genere Glomus ed, in particolare, il Glomus intraradices. Esso risulta essere un prezioso alleato in agricoltura, infatti amplifica l’apparato radicale delle piante, assicurando un maggiore assorbimento di acqua e nutrienti e contemporaneamente protegge le radici dagli attacchi dei patogeni, formando un manicotto protettivo. Grazie alle sue numerose funzioni, il G. intraradices viene impiegato come principale componente in molti prodotti micorrizici attualmente in commercio.
Facciamo incontrare le piante e i funghi!
Come possiamo dunque intervenire sull’orto o il giardino di casa nostra per favorire queste simbiosi, così utili alle piante? Esiste un metodo semplice e veloce per far incontrare le piante e i funghi: è sufficiente aggiungere al terreno prodotti a base di G. intraradices, possibilmente nelle immediate vicinanze della radice; il fungo, in questo modo, potrà legarsi facilmente alla pianta e instaurare la simbiosi in tempi abbastanza rapidi.
La ditta ALTEA, a seconda delle nostre esigenze, propone in commercio due differenti tipi di prodotti, ugualmente efficaci: le pastiglie e l’inoculo in polvere. Vediamo nello specifico le diverse tipologie e le relative modalità di somministrazione:
E’ una pastiglia monodose a base di funghi VAM per orti e giardini. Può essere impiegato su piante arboree, piante aromatiche, piante da appartamento, frutticole, ornamentali e orticole.
Al trapianto di piantine in vaso (per vasi fino a 15 cm di diametro), posizionare sul fondo della buca di trapianto una pastiglia per ogni pianta, poi inserire la piantina nella buca e coprire con il terreno. Per trapianto di piante con vasi di dimensioni superiori, aggiungere una pastiglia ogni 10 cm di variazione delle dimensioni del diametro del contenitore. Su piante già a dimora occorre scavare leggermente vicino alle radici in modo da riuscire a posizionare la pastiglia a contatto con le radici e ricoprire. Ripetere l’operazione ogni 6-9 mesi. L’applicazione presenta numerosi vantaggi: nelle piante da orto e da frutto aumenta la produzione; in alcuni casi può incrementare fino a 1000 volte l’efficienza dell’apparato radicale; conferisce maggiore resistenza agli stress idrici e salini e all’ attacco di nematodi, batteri e funghi oltre ad attenuare lo stress da trapianto. Confezione da 25 Pastiglie € 6.90.
E’ una pastiglia monodose a base di endo ed ectomicorrize per bonsai e piante verdi. Si tratta di un prodotto consentito in agricoltura biologica. Può essere impiegato sia al momento del trapianto di piante in vaso sia per applicazioni al terreno vicino alle radici di piante già a dimora. Il periodo di applicazione copre quasi tutto l’anno ad esclusione del mese di dicembre. Al trapianto occorre posizionare nella buca 1 pastiglia per pianta a contatto con le radici (fino a un diametro del vaso di 20 cm), aggiungere 1 pastiglia ogni 5 cm di aumento del diametro del vaso/zolla. Per le piante già a dimora bisogna interrare la pastiglia vicino alle radici, 1 pastiglia per pianta (fino a un diametro del vaso di 20 cm), aggiungere 1 pastiglia ogni 5 cm di aumento del diametro del vaso/zolla. Ripetere l’operazione ogni 6-9 mesi. L’applicazione presenta numerosi vantaggi: protegge e nutre la pianta; conferisce maggiore resistenza agli stress idrici e salini e alle malattie dell’apparato radicale; migliora l’assorbimento di azoto, fosforo, potassio e microelementi. Confezione da 25 Pastiglie € 6.90.
E’ un inoculo micorrizico per bonsai e piante in contenitore. Si tratta, anche in questo caso, di un prodotto consentito in agricoltura biologica. Aiuta a ripristinare la naturale attività microbica del terreno e a potenziare sia l’assorbimento radicale, sia le difese naturali delle piante dagli agenti patogeni. Per i bonsai occorre, al momento del rinvaso, mescolare l’inoculo con il terriccio alla dose di 2 g per litro di substrato oppure scioglierlo in acqua alla dose di 2 g / litro e distribuirlo per via radicale (2 volte all’anno: in primavera e in autunno). Per fioriture e altre piante in vaso, al momento del trapianto, occorre mescolare 1 busta di prodotto in 50 L di terriccio. Oppure scioglierlo in acqua alla dose di 2 g / litro e distribuirlo per via radicale (1 volta all’anno). Confezione da 50g € 7.50.